E' stato pubblicato il numero 131 del periodico.
in copertina:
L’aquila del cippo di Val de Croda, il nostro personale omaggio agli Alpini
di cui si celebra, a Pordenone nel mese di maggio, l’87a Adunata Nazionale.
L’aquila infatti – sintetizzata dalla relativa penna portata sul cappello alpino – è da sempre
il simbolo che li caratterizza.
L’origine è antica: emblema di forza e temerarietà, nella tradizione classica era
considerata come l’unico animale in grado di fissare il sole senza abbassare
gli occhi e ritenuta addirittura sacra per i latini laddove era descritta come «fedele
interprete dei voleri di Giove».
Diventò insegna militare proprio in epoca romana quando si coniò il motto
«un’aquila per legione e nessuna legione senz’aquila»;
la sua figura con ali spiegate e folgori tra gli artigli campeggiò su drappi, elmi e corazze.
Relegata a semplice simbolo araldico nelle epoche successive fu poi ripresa proprio dagli Alpini
che vi intravidero l’emblema del loro dominio sulle vette.
Si dice infatti che «gli alpini arrivano a piedi là dove giunge soltanto la fede alata».
In occasione della Adunata. #alpiniadunata2014
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di cui si celebra, a Pordenone nel mese di maggio, l’87a Adunata Nazionale.
L’aquila infatti – sintetizzata dalla relativa penna portata sul cappello alpino – è da sempre
il simbolo che li caratterizza.
L’origine è antica: emblema di forza e temerarietà, nella tradizione classica era
considerata come l’unico animale in grado di fissare il sole senza abbassare
gli occhi e ritenuta addirittura sacra per i latini laddove era descritta come «fedele
interprete dei voleri di Giove».
Diventò insegna militare proprio in epoca romana quando si coniò il motto
«un’aquila per legione e nessuna legione senz’aquila»;
la sua figura con ali spiegate e folgori tra gli artigli campeggiò su drappi, elmi e corazze.
Relegata a semplice simbolo araldico nelle epoche successive fu poi ripresa proprio dagli Alpini
che vi intravidero l’emblema del loro dominio sulle vette.
Si dice infatti che «gli alpini arrivano a piedi là dove giunge soltanto la fede alata».
In occasione della Adunata. #alpiniadunata2014
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- La Lettera del Plevan di don Maurizio Busetti è dedicata al Papa Buono: Giovanni XXIII che il prossimo 27 aprile verrà proclamato Santo. partendo dalla famosa frase pronunziata nel "Discorso della Luna": "Tornando a casa troverete i bambini, date loro una carezza e dite: questa è la carezza del Papa" don Maurizio ricorda la vita e le opere del "papa della gente, papa contadino, parroco del mondo". Le nostre parrocchie vogliono ricordalo e mettersi sotto la sua protezione. Viene organizzata una gita-pellegrinaggio a Sotto il Monte, suo paese natale il 7 Giugno prossimo. Per le iscrizioni ci si può rivolgere in parrocchia.
- Adotta un libre è una nuova iniziativa del nostro periodico. Di che si tratta? Il nostro archivio parrocchiale è formato da moltissimo documenti antichi di grande importanza. Tra questi oltre 50 registri anagrafici di Dardago, Budoia e Santa Lucia dal 1600 in poi. Il loro stato di salute non è eccezionale ed è necessario intervenire prima che sia troppo tardi. A tael scopo è stato contattato il Centro Studi e Restauro di Gorizia che ha analizzato alcuni registri e ha fornito un preventivo di massima. Il nostro periodico ha deciso di coprire una parte della spesa con la donazione ricevuta da Sergio Zambon Momoleti, deceduto in Francia nel 2013, ma non si riuscirà a coprire l'intero investimento, poiché il restaurio di ogni singolo volume si aggirerà intorno ai mille Euro. L'iniziativa Adotta un libre permetterà a singole persone, famiglie o gruppi di "restaurare" i registri "adottati". Tali registri, una volta restaurati, verranno corredati da una scheda che riporterà il nome o i nomi dei benefattori. Adottare un libro, significa adottare noi stessi, lasciano traccia del nostro passaggio.
- Roberto Zambon in L'orsoglio nelle ciase de i Fort Salute ha individuato l'edificio da orsoglio di Dardago che era il punto di arrivo del "Ruial" costruito nel 1669 e recentemente ripristinato. L'articolo di questo numero completa quello pubblicato nello scorso numero 130 del periodico.
Vecchia Foto del cortile dei Fort Salute. Si nota l'antico palo, ultimamente adibito a sostenere il tetto. In origine fungeva da albero centrale dell' orsoglio
- Gli Antonelli erano artigiani, ma meglio sarebbe dire artisti, della pietra che hanno lasciato tracce della loro abilità in diversi manufatti non solo nel comune di Budoia, ma anche in altre località del Friuli Occidentale, da Marsure a Domanins, da Maniago a Rauscedo (il loro catalogo è comunque di sicuro destinato ad essere arricchito in futuro); sono entrati così a buon diritto nella lunga e gloriosa serie di scalpellini pedemontani che per secoli hanno onorato con il loro mestiere i paesi d’origine e arricchito di opere d’arte il Friuli, e non solo. Il nostro periodico si è già occupato di questa famiglia. Ora Alessandro Fadelli, nell'articolo Qualche novità sui taiapiera Antonelli riprende il discorso sugli Antonelli con novità documentarie, casualmente apparse di recente durante ricerche archivistiche su tutt’altri argomenti oppure riemerse da vecchi studi.
- Accanto al monumento ai caduti di S. Lucia, è stato posto un cippo in onore dell'autore del monumento: lo scultore Giovan Battista Soldà detto "Tita Maniach". Per l'occasione è stato distribuito ai presenti un pieghevole, patrocinato dal Comune di Budoia, dove è riportata una foto dell'artista, la sua storia, le sue opere e un breve saggio sulla sua opera coraggiosa relativa al monumento ai caduti di S. Lucia (a cura di Corrado Besa). Mario Bolzan, in Un cippo per Giovan Battista Soldà, ne ricorda la figura.
- Per la rubrica Memoria dell'Emigrazione, Roberto Zambon, grazie a notizie fornite da Francesca Catullo, ricorda lo scalpellino Antonio Parmesan (1821) che lavorò per decenni lontano da casa nelle città dell' impero austriaco. Lo spunto arriva da una lettera da Kaschau scritta al primogenito Francesco, anche lui scalpellino, che gli aveva chiesto il "permesso" di sposarsi.
- Sul numero 130 de l'Artugna è stato pubblicato Una generazione che non c'è più. Ora Carlo Salvagno ci invia informazioni e fotografie di altre persone della famiglia: Una generazione che…. c’è ancora.
- In occasione della 87^ Adunata nazionale degli Alpini di Pordenone, l'Artugna pubblica due articoli: Un sogno divenuto ora realtà di Mario Povoledo che illustra l'Associazione Nazionale Alpina e l'importanza dell'Adunata Nazionale e Amicizia Alpina tra Budoia e Milano-Crescenzago di Giancarlo Bianchi che ricorda gli ormai consolidati rapporti del gemellaggio tra le due realtà alpine.
Il Capo Gruppo di Milano - Crescenzago consegna una targa ricordo alla delegazione delle Sezione di Pordenone guidata dal presidente Giovanni Gasparet. |
- Liliana Zambon Minca con 10 Febbraio, giorno del ricordo testimonia una pagina dolorosa della storia italiana, quella di migliaia di esuli istriani-giuliani-dalmati forzati a lasciare le proprie terre, negli anni a cavallo tra il secondo conflitto mondiale e il dopo guerra. In questo nuovo millennio, oltre all’istituzione della legge del Ricordo, un altro importante evento per gli esuli è il riconoscimento del Magazzino 18 al Porto Vecchio di Trieste: non un monumento commemorativo, ma un luogo della memoria che ci parla di umili ed emozionanti resti e testimonianze, appartenuti alla quotidianità di una civiltà dispersa con le sue radici e tradizioni.
- Gabriella Panizzut nell'articolo Noemi Alberta Panizzut, la restauratrice dei paramenti ecclesiastici ci parla di una donna che fin da piccolissima ha manifestato il piacere di cucire. L'abilità metodologica di una donna - che restaura con ago e filo - risponde ai criteri di una minima intrusione e di un grande rispetto di ogni parte sartoriale dell'opera originale. Molti sono i paramenti della chiesa di Budoia da lei restaurati: invisibili rammendi hanno donato nuova luce a piviali, casule, stole e tovaglie.
- Vittorio Janna Tavàn in Un "giallo" di successo ci parla dello Zafferano di Dardago. Lo zafferano, preziosissima spezia impiegata lungo tutto il corso delle civiltà come colorante o come ingrediente per la preparazione di cibi e profumi, per Diego Zambon, classe ’75 e Lucio Zanolin, classe ’69, rappresenta un’intuizione, un simbolo di amore per la propria terra e un’opportunità di lavoro da condividere e diffondere. Ebbene sì: lo zafferano di Dardago. Dardago rappresenta l’optimum per la coltivazione di questa pianta rustica. Il terreno è drenante ed il microclima collinare favorisce la sua crescita. Non molte zone in Italia possono vantare queste caratteristiche. Per Diego e Lucio, lo zafferano di Dardago è anche una sfida per dimostrare che, partendo da qui, è possibile creare nuove prospettive imprenditoriali legate all’agricoltura sfruttando terreni oramai lasciati all’abbandono produttivo.
Confezioni dello Zafferano pronte per la vendita |
- Adelaide Bastianello Thisa tratteggiando le fasi del lungo lavoro per arrivare alla pubblicazione di "Comot", dizionario della parlata dardaghese, ringrazia pubblicamente l'autore: Grazie, Flavio. L'articolo è accompagnato da alcune foto della presentazione del volume, avvenuta nel Teatro di Dardago, il 28 dicembre scorso. Ricordiamo che il volume "Comot" è disponibile presso le edicole di Dardago e di Budoia e in canonica a Dardago. Inoltre si può richiederne la spedizione via posta. Contattare (direzione.artugna@gmail.com)
Il Teatro di Dardago trasformato in galleria fotografica
- Di ritorno da un un mese di volontariato presso la missione di San Carlos, in Bolivia, Pietro Ianna Theco e Valentino Zambon Ite illustrano ai nostri lettori la loro esperienza. Valentino, in Persone veramente speciali, si sofferma sui missionari che hanno donato la loro vita per i gli "ultimi". Sono Padre Carlo Longo, Padre Arturo Bergamasco, Padre Ermanno Nigris, Padre Giorgio Milan e Fratello Severino. Tutti con circa 40 anni di vita in missione. Si impegnano a favore della missione dall'alba al tramonto: una grande lezione di vita. Pietro, con Un oasi in un deserto di sofferenza ci parla del Centro del bambino denutrito.
- "Se vedhòn a le nove da Nino" è il titolo della cronaca semiseria di Sante Ugo e Vittorio Janna Tavàn del quotidiano incontro di un gruppo di compaesani nel bar di Nino Cosmo per il caffé mattutino.
- The Winner is Francesca Cima. Con questo titolo ad effetto Francesco Guazzoni ci parla di Francesca Cima, produttrice cinematografica sacilese trionfatrice alla "Notte degli Oscar" con la Grande bellezza. La notizia ha avuto particolare eco nei nostri paesi, perché Francesca è nipote di Nino Cosmo.
Come sempre l'ultima parte del periodico è dedicata alle rubriche
- 'n te la vetrina,
- Lasciano un grande vuoto,
- Cronaca,
- Inno alla vita,
- I ne à scrit,
- Bilancio,
- Programma religioso.
Il periodico si può trovare al termine delle Sante messe festive, fuori della chiesa, nelle edicole di Dardago, di Budoia e di Polcenigo..
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